Scheda film
DATA USCITA: 19 marzo 2015
ATTORI: Angela Finocchiaro, Virna Lisi, Valeria Bruni
Tedeschi, Marisa Paredes, Candela Peña, Francesco Scianna, Jordi Molla, Lluís Homar, Neri Marcorè,Claudio Gioè, Toni Bertorelli, Pihla Viitala, Nadeah
Miranda, Cecilia Zingaro
PRODUZIONE: Prodotto da Lumière
& CO. con Rai Cinema
DISTRIBUZIONE: 01 Distibution
PAESE: Francia, Italia
DURATA: 114 Min
Lo ammetto, miei cari blog-amici. Vado a vedere “Latin Lover” soprattutto per bearmi dell’ interpretazione della mitica e compianta Virna Lisi, nella sua ultima fatica cinematografica, prima di lasciarci. Vado al cinema per rivedere i suoi occhi. Ascoltare la sua voce.
Godermi ogni suo sorriso. E già dalle prime scene comprendo che tutto il film sarà soprattutto l’emozione che mi attraverserà l’anima ogni volta che la vedrò dominare lo schermo con il suo immenso talento.
Il film è
diretto da un’ottima Cristina Comencini ed è una commedia brillante e
commovente allo stesso tempo. E’ la rievocazione e al contempo l’omaggio al
cinema mitizzato dei tempi andati, soprattutto, ma non solo, quello italiano
degli anni ‘50 e ‘60, attraverso la
figura dell’attore Saverio Crispo, personaggio inventato e simbolo di quel
mondo, sulla cui figura è incentrata la storia.
L’attore è
morto dieci anni prima. In occasione di una celebrazione in suo onore, le sue
due mogli e quattro delle cinque figlie, avute da donne diverse in nazioni
altrettanto diverse, si riuniscono nella casa dove lui ha trascorso i suoi
ultimi giorni, proprio per organizzare l’evento commemorativo. Il film si snoda
su due linee che si incontrano e intrecciano lungo tutto il percorso della
narrazione. Da un lato l’esaltazione del cinema ai tempi d’oro della commedia
all’italiana, attraverso la celebrazione dell’artista di successo che ne è lo
stereotipo. Dall’altro la devozione nei suoi confronti da parte di queste
donne, mogli e figlie, che vivono nel suo ricordo mitizzato. Saverio Crispo incarna
alla perfezione la figura del “latin lover” a cui siamo abituati. L’attore di
fama che grazie al fascino, al successo e alla simpatia, può avere tutto ciò
che desidera: donne, storie, amanti e figlie sparse per il mondo. Il tipico
uomo a cui tutto è concesso e perdonato. Fatto sta, che a distanza di anni,
ritroviamo le mogli tradite e le figlie insoddisfatte, ricordarlo comunque con
tenerezza e affetto, nonostante lui le abbia deluse e fatte soffrire. Le sue
donne vivono nel ricordo del grande attore che forse, come uomo, tanto grande
non era, essendo stato un padre per lo più assente e un marito inquieto e
infedele. Nonostante questo lo idealizzano e riescono a liberarsi del suo mito
solo quando pian piano emergono tutte le debolezze e contraddizioni della sua
ambigua personalità.
Il messaggio
del film è chiaro. Non tutto quel che sembra è esattamente così come è. Il
luccichio del successo è spesso ingannevole. Dietro l’apparente sicurezza e
felicità di un attore famoso che può avere tutto ciò che desidera, si cela
spesso la fragilità di un uomo che cerca per tutta la vita una soddisfazione e
un equilibrio che non riesce a trovare da nessuna parte. Le sue donne lo amano incondizionatamente, nonostante i
suoi sbagli. Ingabbiate in esistenze complicate alla fine riescono a liberarsi
dell’immagine idealizzata che ne hanno, vedendo il marito e il padre
semplicemente per l’essere umano imperfetto che era, e ritrovando così
finalmente sé stesse. Un po’ forse come il cinema italiano di oggi, che persi i
suoi miti di un tempo, spesso lotta e si affanna alla ricerca di una propria
identità.
Ho trovato questa
commedia leggera e divertente. Ottimo l’intreccio e ottimi i dialoghi. Della
parte relativa all’omaggio al cinema e alla grandezza dello schermo, ho
apprezzato la ricostruzione di alcuni classici del cinema italiano attraverso
il montaggio realizzato su Saverio Crispo per la sua celebrazione. E dal
tratteggio della sua personalità, ho avuto l’ennesima conferma di come spesso
la trasfigurazione del cinema e la sua mitizzazione tendano a mostrarci i divi
per quello che non sono, nascondendoci quelle fragilità che in quanto esseri
umani come noi, anche loro hanno. Per quanto invece riguarda il rapporto tra le
donne unite dalla venerazione del divo e alla disperata ricerca e scoperta
dell’uomo, ho gradito notevolmente il modo in cui è stato sviluppato. Sono
donne complicate e semplici allo stesso tempo. Osservando il loro interagire e
assistendo al crescendo di situazioni tragicomiche che le vedono protagoniste,
emerge la loro sensibilità, la loro emotività, il loro latente mal di vivere,
ma anche tutta la loro forza. Il loro dialogo è comunque leggero, nonostante la
rivalità che complica i rapporti. Fra loro c’è una naturale competizione, inevitabili
rancori e gelosie, che creano contrasti, ma il tutto è permeato comunque da una
sottile aura di complicità.
La
costruzione dei personaggi perfettamente in linea con la storia e il cast ben
calato nei rispettivi ruoli. Sugli scudi sicuramente Virna Lisi e Maria
Paredes, nella parte delle due donne del divo. La prima moglie, interpretata da
un’immensa Virna Lisi. Simpatica, ironica, frizzante. E Maria Paredes, nel
ruolo di Ramona, l’altra compagna di Crispo, grande e piacevole scoperta per me
che non la conoscevo. Ma ho trovato perfette anche le interpretazioni delle
figlie da parte di ottime attrici. La nevrotica Susanna (interpretata da una
fortissima Angela Finocchiaro), la complicata Stephanie (bravissima Valeria
Tedeschi Bruni), la semplice Segunda (una simpatica Candela Pena), la moderna e
anticonformista Solveig (Phila Vitala) e
l’americana Shelley (Nadeah Miranda ). Ottimi anche gli interpreti maschili,
Francesco Scianna, Neri Marcorè, Claudio Gioè, Toni Bertorelli, Jordi Mollà.
Esaltando la prova Lluis Homar, nel ruolo di Pedro del Rio, lo stuntman che
conosce l’attore e l’uomo Crispo, meglio di chiunque altro. Gran discorso, il
suo, durante la celebrazione dell’attore. Pieno di profondi significati.
Bella
commedia, davvero. Ma permettetemi. Alla fine, in una pellicola celebrativa del
cinema del tempo che fu, ciò che mi resta scolpito dentro, è soprattutto
l’omaggio al vero monumento del nostro schermo, che abbiamo perduto tristemente
qualche mese fa. La grande Virna Lisi. E mentre esco dal cinema, con nell’animo
la nostalgica consapevolezza che perdendo lei abbiamo perso un pezzo della
nostra storia cinematografica, comunque riesco a sorridere. Ho l’ennesima
conferma dell’onnipotenza dell’arte, che come una grande fata ha il magico
potere di rendere immortali i suoi artisti. Facendoli sopravvivere alla loro
morte terrena. E permettendo a noi di continuare ad amarli attraverso quel loro
talento che resterà sempre impresso nelle loro opere e che niente potrà mai
portarci via. E che si tratti di un poeta. Un pittore. Uno scrittore. Un
attore. Fa poca differenza. Virna non se ne è andata veramente. Sopravvive
grazie all’interpretazione di ogni suo meraviglioso
personaggio. E resterà sempre con noi. La ritroveremo ogniqualvolta accendendo
la tv, trasmetteranno un suo film o una sua fiction, e noi vorremmo fermarci un
po’ insieme a lei. A farci compagnia. Chi scrive la storia, anche del cinema,
non può morire. E alla fine, non muore mai.
Ciao Virna. E
grazie.
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