domenica 19 aprile 2015

Visto per voi.. e per me - " Latin Lover "



  Scheda film


DATA USCITA: 19 marzo 2015
GENERE: Commedia
ANNO: 2015
FOTOGRAFIA: Italo Petriccione
MONTAGGIO: Francesca Calvelli
MUSICHE: Andrea Farri
PRODUZIONE: Prodotto da Lumière & CO. con Rai Cinema
DISTRIBUZIONE: 01 Distibution
PAESE: Francia, Italia
DURATA: 114 Min



Lo ammetto, miei cari blog-amici. Vado a vedere “Latin Lover” soprattutto per bearmi dell’ interpretazione della mitica e compianta Virna Lisi, nella sua ultima fatica cinematografica, prima di lasciarci. Vado al cinema per rivedere i suoi occhi. Ascoltare la sua voce.
Godermi ogni suo sorriso. E già dalle prime scene comprendo che tutto il film sarà soprattutto l’emozione che mi attraverserà l’anima ogni volta che la vedrò dominare lo schermo con il suo immenso talento.

Il film è diretto da un’ottima Cristina Comencini ed è una commedia brillante e commovente allo stesso tempo. E’ la rievocazione e al contempo l’omaggio al cinema mitizzato dei tempi andati, soprattutto, ma non solo, quello italiano degli anni ‘50 e ‘60,  attraverso la figura dell’attore Saverio Crispo, personaggio inventato e simbolo di quel mondo, sulla cui figura è incentrata la storia.

L’attore è morto dieci anni prima. In occasione di una celebrazione in suo onore, le sue due mogli e quattro delle cinque figlie, avute da donne diverse in nazioni altrettanto diverse, si riuniscono nella casa dove lui ha trascorso i suoi ultimi giorni, proprio per organizzare l’evento commemorativo. Il film si snoda su due linee che si incontrano e intrecciano lungo tutto il percorso della narrazione. Da un lato l’esaltazione del cinema ai tempi d’oro della commedia all’italiana, attraverso la celebrazione dell’artista di successo che ne è lo stereotipo. Dall’altro la devozione nei suoi confronti da parte di queste donne, mogli e figlie, che vivono nel suo ricordo mitizzato. Saverio Crispo incarna alla perfezione la figura del “latin lover” a cui siamo abituati. L’attore di fama che grazie al fascino, al successo e alla simpatia, può avere tutto ciò che desidera: donne, storie, amanti e figlie sparse per il mondo. Il tipico uomo a cui tutto è concesso e perdonato. Fatto sta, che a distanza di anni, ritroviamo le mogli tradite e le figlie insoddisfatte, ricordarlo comunque con tenerezza e affetto, nonostante lui le abbia deluse e fatte soffrire. Le sue donne vivono nel ricordo del grande attore che forse, come uomo, tanto grande non era, essendo stato un padre per lo più assente e un marito inquieto e infedele. Nonostante questo lo idealizzano e riescono a liberarsi del suo mito solo quando pian piano emergono tutte le debolezze e contraddizioni della sua ambigua personalità.

Il messaggio del film è chiaro. Non tutto quel che sembra è esattamente così come è. Il luccichio del successo è spesso ingannevole. Dietro l’apparente sicurezza e felicità di un attore famoso che può avere tutto ciò che desidera, si cela spesso la fragilità di un uomo che cerca per tutta la vita una soddisfazione e un equilibrio che non riesce a trovare da nessuna parte. Le sue donne  lo amano incondizionatamente, nonostante i suoi sbagli. Ingabbiate in esistenze complicate alla fine riescono a liberarsi dell’immagine idealizzata che ne hanno, vedendo il marito e il padre semplicemente per l’essere umano imperfetto che era, e ritrovando così finalmente sé stesse. Un po’ forse come il cinema italiano di oggi, che persi i suoi miti di un tempo, spesso lotta e si affanna alla ricerca di una propria identità.       

Ho trovato questa commedia leggera e divertente. Ottimo l’intreccio e ottimi i dialoghi. Della parte relativa all’omaggio al cinema e alla grandezza dello schermo, ho apprezzato la ricostruzione di alcuni classici del cinema italiano attraverso il montaggio realizzato su Saverio Crispo per la sua celebrazione. E dal tratteggio della sua personalità, ho avuto l’ennesima conferma di come spesso la trasfigurazione del cinema e la sua mitizzazione tendano a mostrarci i divi per quello che non sono, nascondendoci quelle fragilità che in quanto esseri umani come noi, anche loro hanno. Per quanto invece riguarda il rapporto tra le donne unite dalla venerazione del divo e alla disperata ricerca e scoperta dell’uomo, ho gradito notevolmente il modo in cui è stato sviluppato. Sono donne complicate e semplici allo stesso tempo. Osservando il loro interagire e assistendo al crescendo di situazioni tragicomiche che le vedono protagoniste, emerge la loro sensibilità, la loro emotività, il loro latente mal di vivere, ma anche tutta la loro forza. Il loro dialogo è comunque leggero, nonostante la rivalità che complica i rapporti. Fra loro c’è una naturale competizione, inevitabili rancori e gelosie, che creano contrasti, ma il tutto è permeato comunque da una sottile aura di complicità. 

La costruzione dei personaggi perfettamente in linea con la storia e il cast ben calato nei rispettivi ruoli. Sugli scudi sicuramente Virna Lisi e Maria Paredes, nella parte delle due donne del divo. La prima moglie, interpretata da un’immensa Virna Lisi. Simpatica, ironica, frizzante. E Maria Paredes, nel ruolo di Ramona, l’altra compagna di Crispo, grande e piacevole scoperta per me che non la conoscevo. Ma ho trovato perfette anche le interpretazioni delle figlie da parte di ottime attrici. La nevrotica Susanna (interpretata da una fortissima Angela Finocchiaro), la complicata Stephanie (bravissima Valeria Tedeschi Bruni), la semplice Segunda (una simpatica Candela Pena), la moderna e anticonformista  Solveig (Phila Vitala) e l’americana Shelley (Nadeah Miranda ). Ottimi anche gli interpreti maschili, Francesco Scianna, Neri Marcorè, Claudio Gioè, Toni Bertorelli, Jordi Mollà. Esaltando la prova Lluis Homar, nel ruolo di Pedro del Rio, lo stuntman che conosce l’attore e l’uomo Crispo, meglio di chiunque altro. Gran discorso, il suo, durante la celebrazione dell’attore. Pieno di profondi significati.

Bella commedia, davvero. Ma permettetemi. Alla fine, in una pellicola celebrativa del cinema del tempo che fu, ciò che mi resta scolpito dentro, è soprattutto l’omaggio al vero monumento del nostro schermo, che abbiamo perduto tristemente qualche mese fa. La grande Virna Lisi. E mentre esco dal cinema, con nell’animo la nostalgica consapevolezza che perdendo lei abbiamo perso un pezzo della nostra storia cinematografica, comunque riesco a sorridere. Ho l’ennesima conferma dell’onnipotenza dell’arte, che come una grande fata ha il magico potere di rendere immortali i suoi artisti. Facendoli sopravvivere alla loro morte terrena. E permettendo a noi di continuare ad amarli attraverso quel loro talento che resterà sempre impresso nelle loro opere e che niente potrà mai portarci via. E che si tratti di un poeta. Un pittore. Uno scrittore. Un attore. Fa poca differenza. Virna non se ne è andata veramente. Sopravvive grazie  all’interpretazione di ogni suo meraviglioso personaggio. E resterà sempre con noi. La ritroveremo ogniqualvolta accendendo la tv, trasmetteranno un suo film o una sua fiction, e noi vorremmo fermarci un po’ insieme a lei. A farci compagnia. Chi scrive la storia, anche del cinema, non può morire. E alla fine, non muore mai.
Ciao Virna. E grazie.     

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