giovedì 5 marzo 2015

L'angolo della risata - Nel regno di Coccilandia (parte I)

Correva l’anno 2550 e il mondo si preparava a quel grandioso evento che avrebbe cambiato definitivamente la storia e il destino del genere umano. Loro stavano per tornare.

Tutto ormai era pronto, in quella che un tempo era una rigogliosa regione di quel posto che gli antichi chiamavano America. La terra dei sogni, dei pellerossa e dei film western, degli hamburger e dei fast food, dei divi del cinema e della grande Mela. Che quando ci pensavi, sognavi Hollywood, quel posto fiabesco da cui tutto, in un certo senso, era cominciato. In una serata in cui loro, avevano iniziato a delirare. E pensate. Credetemi. Non avevano nemmeno bevuto.

Oramai da tempo il pianeta terra non era più diviso in stati e continenti, di cui erano rimaste solo un numero imprecisato di cangianti sfumature. Da quando le Coccinelle Madri alcuni secoli prima lo avevano invaso, niente era più come era sempre stato. Nemmeno la geografia.  Tutto era sorprendentemente cambiato. Esisteva una sola grande nazione chiamata Coccilandia, dove tutti parlavano il "coccese", una lingua che ricordava l’antico inglese, ma che se t’azzardavi a scriverlo o pronunciarlo come te lo avevano insegnato a scuola, loro potevano irritarsi fino al punto da sottoporti a spietate torture. La peggiore, e più temuta, era quella che in genere infliggevano nelle ore serali. Ti trascinavano per i capelli in un campo di mais e se non riuscivi a rifugiarti in nascondigli di fortuna tipo cassoni o vecchi armadi, ti facevano ridere fino al punto di crearti rilevanti e, intuibili, danni vescicali. Ragion per cui, tutte ad un certo punto si erano dotate di un kit personale fatto di padella e pannoloni.  Al grido di “prevenire è meglio che curare”.

In questo posto  non esistevano guerre e regnava fra tutti la pace, tranne ovviamente fra di loro, che bisticciavano per colpa di un cromosoma imbizzarrito, il 31coc-x, che con cadenze manco tanto precise, le spingeva ad azzuffarsi violentemente. Per fortuna la problematica genetica che le affliggeva aveva una durata limitata. Pertanto dopo pochi minuti da film horror, in cui le vedevi aggredirsi come vampire impazzite e assetate di sangue, anche fra loro tornava la quiete, che aveva però sempre un sinistro retrogusto di leopardiana memoria. Perché, sapete, le tempeste potevano scoppiare anche quando nulla le faceva presagire. Bisognava quindi stare sempre all’erta. Ed essere preparate.

Queste strane creature provenivano da un posto lontano, che mai nessuno era riuscito a locare con precisione. Non erano le gemelle diverse di E.T. né le sorelle minori degli alieni. Non erano nate in un altro pianeta, ma venivano da una vera e propria altra dimensione, non la terza o la quarta, che per loro erano più che altro misure di reggiseno, ma una dimensione oscura, di cui nessuno ha mai individuato l’esatta posizione nel tempo e nello spazio. Forse, chissà, si trovava dietro l’Orsa Coccinella, una costellazione di cui solo loro conoscevano l’esistenza. Ma in realtà era solo una loro convinzione. Non è mai stato appurato che esista davvero. E se oggi vi dovesse capitare di incontrarle, dite di crederci nell’Orsa Coccinella. Perché contraddirle è pericoloso. Loro vanno sempre assecondate.

Tornando alle origini, dopo essere sbarcate sul nostro pianeta, rendendosi conto di quanto fosse imperfetto e ogni specie vivente a rischio di estinzione, un altro cromosoma, l’egoX1000, si modificò nel loro codice genetico, e travolte da un delirio di onni-cocci-potenza, decisero di salvare l’intero pianeta, nell’unico modo in cui il loro cocci-centrismo poteva suggerire, cioè modificando tutto a loro immagine e somiglianza. Si misero in cammino, nonostante l’età alquanto avanzata le facesse procedere a passo molto lento. Del resto, età media 80 anni, che vi potevate aspettare? 
Attraversarono mari, con i canotti, e terre, su carretti di fortuna, e stanziarono in ogni luogo le cocci-tane, le uniche forme di aggregazione sociale che erano in grado di concepire, a causa del loro cocci-neurone. Così, al loro passaggio, sparirono villaggi, paesi e  città. Alla fine persino i muri crollarono e le case vennero abbattute. Quando si resero conto che la gente iniziava a sorridere e a godere di tutta quella libertà che loro stavano donando, prese da un raptus di cocci-power, si diedero da fare ancora di più e  ovunque furono scavate piccole fossette.

Il mondo grazie a loro stava innegabilmente diventando migliore. La popolazione mondiale era felice come mai era stata prima. Tutti volevano diventare coccinelle. Si creò in brevissimo tempo un febbrile stato di cocci-emulazione.  Sulle bancarelle ai mercatini si cominciarono a vendere livree colorate con i classici puntini rossi a prezzi stracciati. Le banche cominciarono a concedere prestiti e finanziamenti a tassi agevolati per l’acquisto delle piccole antenne e dei kit di padelle e pannoloni. La politica fu annientata. Tutti si autogovernavano pacificamente in uno stato di cocci-democracy. La sola legge vigente era quella del sorriso, principio fondamentale del Codici-coccinella. Molte malattie e problematiche infettive furono debellate. L’unico a resistere fu  il Coc-virus, quello del buonumore che crea nel sangue una progressiva distruzione dei globuli neri della tristezza. Il solo virus al mondo per il quale a ogni ricercatore fu categoricamente vietato di fare sperimentazione e cercare il vaccino.

Le Coccinelle Madri si sentivano padrone del mondo. Si sentivano le super-eroine de “noi artri”. E non si diedero più alcun limite. Diventarono incontrollabili.

Tanto per farvi un esempio, per sistemare la loro lingua parlata, l’oramai noto okese, lingua inizialmente alquanto sgrammaticata, inventarono il Cocci-alfabeto, caratterizzato da una radice spiccatamente romanesca, e invitarono tutti ad impararlo e recitarlo ogni mattina prima di colazione. Come augurio per una buona giornata.

A - come..    Andò cocci vai se i punti neri non ce l’hai..
B-  come..    Boh… che coccinella ne so?
C-  come..    Coccinella... che tra gli insetti.. è la più bella!  
D-  come..    Du coccinelle so mejo de una
Etc. etc.

Ma c’era ancora una cosa che mancava a tutte per raggiungere la felicità più completa. L’unica cosa che può impedire “l’orgasmo” intellettuale di un soggetto spiccatamente e inequivocabilmente egocentrico. Sopravvivere a sé stesso. Pertanto, una sera come tante, il Consiglio delle Coccinelle si riunì in seduta straordinaria, e dopo una discussione vibrante e animata, visto che loro riuscivano a litigare anche quando si trovavano d’accordo, deliberarono di farsi clonare.

Ciascuno consegnò agli annoiati ricercatori del cocci-laboratorio una livrea rossa e un campione di sangue che fu conservato in ermetiche provette. Felici di sacrificarsi per la scienza. Egocentriche incallite che erano! E il tutto fu sottoposto a un processo di coc-clonazione che le avrebbe fatte rinascere tali e quali qualche secolo dopo.


Ed ecco come siamo arrivati ad allora. All’anno 2550. La folla, quel giorno, si assiepò fuori dal CSC-Centro Sperimentale di Coccinologia . Ci saranno state almeno diecimila persone, festanti, là fuori. Intonavano cori e alzavano fieramente  striscioni con frasi esplicitamente coccinelleggianti. Attendevano trepidanti che le loro eroine tornassero finalmente fra loro. Le coccinelle del futuro, stavano per risorgere a nuova vita e per rendere il mondo migliore ancora più di quanto le Coccinelle Madri furono mai in grado di fare. A questo punto mi chiedo e vi chiedo. Riusciranno secondo voi nell’impresa le nostre cocci-eroine? Ai posteri l’ardua sentenza. Anzi, no. Ai cocci-posteri.

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